Il settore della moda si trova di fronte a una rivoluzione che mira a trasformare radicalmente il modo in cui i prodotti vengono progettati, realizzati, utilizzati e smaltiti. Protagonista indiscusso di tale trasformazione è il cosiddetto Digital Product Passport (DPP), uno strumento proposto dalla Commissione Europea per promuovere la sostenibilità e la trasparenza. Il DPP si inserisce, in realtà, in un contesto ben più ampio, la "EU Strategy for Sustainable and Circular Textiles", una strategia ambiziosa che ha come obiettivo la creazione di un settore più green, competitivo e resistente agli shock globali.
Dai requisiti obbligatori di EcoDesign fino alla lotta ai Green Claims, passando per la responsabilità estesa del produttore con eco-modulazione della tassazione, il Passaporto Digitale rappresenta senza ombra di dubbio uno dei principali strumenti della strategia europea per il Fashion circolare e sostenibile; un quadro normativo ampio e variegato, questo, che sta scatenando confusione e timori nei grandi brand del settore.
La Commissione Europea ambisce a un 2030 con prodotti duraturi e riciclabili, composti in gran parte da fibre riciclate, privi di sostanze pericolose e realizzati nel rispetto dei diritti sociali e dell'ambiente. Capi di alta qualità e prezzi accessibili, questo il principale obiettivo dell’UE che mira a portare il Fast Fashion fuori moda. Un mercato completamente nuovo, quello prospettato dalle istituzioni europee: in tale scenario risultano fondamentali i servizi di riuso e riparazione, utili ad allungare il ciclo di vita dei prodotti, riducendo notevolmente la quantità di rifiuti. L'ecosistema moda circolare potrebbe, così, prosperare, sostenuto da sufficienti capacità di riciclo innovativo da fibra a fibra, mentre l'incenerimento e lo smaltimento in discarica verrebbero ridotti al minimo.
Il Digital Product Passport rappresenta una componente fondamentale di questa strategia, parte del Regolamento sulla progettazione ecocompatibile dei prodotti sostenibili (Ecodesign for Sustainable Products Regulation, ESPR), approvato il 30 marzo 2022. Si tratta di un documento digitale che accompagnerà il prodotto lungo l’intero ciclo di vita dello stesso, fornendo informazioni dettagliate su diversi aspetti.
La normativa non ha, in realtà, ancora chiarito quali e quante informazioni saranno necessarie per il Digital Product Passport, ma ha fornito alcune prime indicazioni di dati fondamentali ai fini dello stesso, tra cui rientrano:
Queste informazioni non solo permetteranno ai consumatori di fare scelte d'acquisto più consapevoli, ma incoraggeranno anche le aziende a operare con maggiore trasparenza e responsabilità lungo l'intera Supply Chain. Il 2027 sembra essere l’anno d’arrivo per tutto ciò sopra descritto, posto che gli aspetti ancora da definire sia in termini di contenuto specifico del DPP che di standard tecnici e informazioni infrastrutturali lato IT sono ancora in fase di definizione.
Obblighi normativi e non solo, il Digital Product Passport offre una serie di opportunità che possono trasformare il modo in cui le aziende gestiscono e valorizzano i loro prodotti. Il DPP si configura come un vero e proprio centro di informazioni che organizza i dati certificati relativi ai materiali, alla provenienza e ai processi di produzione. Tale gestione integrata non solo facilita una maggiore trasparenza e tracciabilità lungo tutta la filiera, ma consente alle aziende di sfruttare questi dati anche per attività di marketing, per raccontare lo storia del prodotto e creare, così, un valore aggiunto percepito; risultano, inoltre, indubbiamente tangibili i benefici in termini di ottimizzazione della catena di approvvigionamento, riduzione degli sprechi e incentivo all’adozione di pratiche sostenibili.
In attesa dell’avvio dell’obbligo normativo, le aziende sono tenute a prepararsi in vista dell’adozione del Digital Product Passport: non solo nuovi strumenti, bensì un mindset differente, è ciò che le istituzioni chiedono ai brand del mondo della moda per poter proseguire il loro operato sul mercato.
In Avvale crediamo fermamente nella tecnologia come abilitatore per generare valore, costruire fiducia e trasparenza e liberare il potenziale della circolarità. Per questo motivo ci poniamo al fianco dei nostri clienti per comprendere come trasformare l'obbligo normativo in una vera e propria opportunità, che permetta di efficientare i processi interni all’azienda ed esaltare la qualità del Made In.
In collaborazione con MADE, Competence Center del Politecnico di Milano, così come altri partner tecnologici, abbiamo avviato una serie di iniziative per sensibilizzare e informare le aziende sul tema DPP e abbiamo intrapreso con alcune di esse dei percorsi di tracciabilità, base fondamentale per il Digital Product Passport: con conoscenza ESG specifica, competenze tecnologiche di Blockchain e non solo, Avvale si propone di accompagnare i propri clienti nel percorso di adozione consapevole degli strumenti tecnologici necessari per essere compliant con le normative in divenire.